La storia di Alina, che, a due anni, ha ancora un futuro

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Non sembra neanche la stessa bambina, quella che oggi ci sorride dall’ospedale di Antananarivo, con il suo abitino a fiori e due occhi vivaci che ora, finalmente, possono guardare al futuro. Non sembra la stessa bambina sofferente, con il ventre gonfio per un enorme tumore, che la dottoressa Costantina Cavallari e il dottor Roberto Ghezzi si sono trovati davanti nell’ambulatorio di Analaroa. La situazione era drammatica, la piccola non aveva un futuro, ma si decide di provarci comunque. Roberto si mobilita su Facebook, ed ecco il suo appello: “Oggi abbiamo visitato Alina, due anni. Crediamo abbia un nefroblastoma, un tumore maligno del rene che porta a morte, in questa realtà sicuramente a breve se non curato. Non posso operarla ad Analaroa, ma merita una chance, perché essere umano, perché povera. I genitori guadagnano 30 euro al mese, il costo per l’intero ciclo di terapia si aggirerà sui 6-7 mila euro. Cifra immensa ed impossibile per questa gente. Chirurgia Pediatrica Solidale affronterà la spesa, ma chi vuole può darci una mano. Non per compassione, ma per passione.” Appello che non rimane inascoltato, e subito tanti si mobilitano, c’è chi dona quello che può, da pochi euro a cifre considerevoli, le donne dell’associazione Viola di Cavareno, da sempre grandi supporter dell’associazione, organizzano una cena solidale e una tombola per la raccolta fondi, coinvolgendo tutta la comunità. Alina viene trasferita nella capitale, ad Antananarivo, dove subisce un ciclo di chemioterapia ed un’operazione complessa e importante. Roberto, davvero anima e cuore dell’associazione, tiene informati tutti con aggiornamenti mano a mano che arrivano: ha finito il ciclo, è stata operata, è in rianimazione, fino alla bella notizia che arriva poco dopo Natale: “Questa sera ho ricevuto da Antananarivo le fotografie di Alina, la bambina per la quale avevamo lanciato un appello per aiutarla ad ottenere una terapia medica ed un intervento chirurgico per lei economicamente insostenibili. Non ci sono parole. Grazie a tutti gli amici che ci hanno affiancati. Il bene è ancora possibile.” E le foto di Alina che sorride, che mangia sul lettino dell’ospedale, che è un piccolo miracolo e non sa di esserlo.

Una bambina di due anni che ha ancora un futuro è davvero una buona notizia per chiudere l’anno e per iniziare quello nuovo, ma racchiude in sé altre buone notizie. La prima è che i social, se usati nel modo giusto, non sono solo uno scaricatoio per ignoranza, rabbia e frustrazioni sterili, ma possono essere uno strumento utile per raggiungere le persone e coinvolgerle in progetti di crescita e di solidarietà. La seconda è che nonostante un clima di crescente intolleranza sono ancora tante le persone di buona volontà, che sanno guardare al di là del proprio ristretto interesse e ascoltare il cuore e la coscienza. Un’altra buona notizia non la possiamo dare, ma ci piacerebbe riceverla: ci piacerebbe che chi è nelle posizioni di potere si facesse carico di aiutare e sostenere, non a parole, ma con i fatti, associazioni come questa, che con i fatti e l’impegno di tanti, dedicano tempo e energie ai più deboli.

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